Musei e social: 10 musei da cui prendere ispirazione + 1 bonus

20 Ottobre 2022

Musei e social: 10 musei da cui prendere ispirazione + 1 bonus

Da un’analisi dell’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali, effettuata nel 2016, è emerso che il 52% dei musei italiani possiede almeno un account sui social. Su Facebook si registra la maggior presenza (51%) seguito da Twitter (31%) e Instagram (15%). I risultati non possono essere definiti improntati all’innovazione, ma bisogna tenere conto che in quell’anno si trattava di un trend in crescita. Oggi, infatti, il 95% dei musei ha un sito web e l’83% un account ufficiale sui social dove si registra una maggiore presenza su Instagram.

Ma cosa è cambiato in sei anni?

Da ormai due anni, la pandemia che ha costretto i musei a chiudere per un lungo periodo ha dato l’avvio a un processo di “webificazione”. Molti musei si sono visti costretti a catapultarsi nell’etere, altri avevano già una presenza social ma era vista come una semplice vetrina e non come luogo di produzione di contenuti, né tanto meno come qualcosa di strategico a livello di promozione. Altri musei ancora, invece, conoscevano bene i social e li usavano da tempo, ma la chiusura forzata ha messo alla prova anche loro.

Diciamo che adesso è molto più chiara l’importanza della presenza web e dell’identità digitale di un museo: non è solo una vetrina o un contenitore, ma può produrre un significato nuovo o intercettare pubblici non-fisici.

Ecco quindi che abbiamo qui raccolto quelli che secondo noi meritano un po’ di attenzione, da cui prendere spunto o ispirazione.

L’avanguardista

Per incoraggiare l’avvicinamento e la partecipazione dei giovani alle preziose collezioni sparse in tutto il Paese, non basta solo sbarcare sui social e seguire i trend del momento. Il Centro Pecci fin dalla sua prima apertura ha coinvolto persone da 0 a 99 anni tramite workshop, visite guidate, percorsi tematici, ma anche programmi che assicurano il museo accessibile a tutti. Ma non si ferma a questo! Nei suoi account Instagram e Facebook, oltre al sostegno per l’arte in tutte le sue forme (pittura, scultura, fotografia, musica, cinema e letteratura), spicca una delle proposte del linguaggio egualitario, ovvero lo schwa (ǝ) per la gioia di alcuni e lo scetticismo di altri. È indubbiamente una scelta che fa riflettere molto.

Il racconta persone

Pirelli Hangar Bicocca è più che altro una sede espositiva, ma ha anche famose installazioni permanenti. Il suo profilo Instagram racconta ogni aspetto della vita della fondazione e protagonisti assoluti sono le persone: artisti a lavoro, curatori che creano concept, allestitori che montano, pubblico che osserva, indaga, partecipa… insomma proprio tutti! Infatti #ArtToThePeople è il suo hashtag ufficiale.

L’engager

Un articolo della Repubblica lo ha definito «un museo che mette al centro il pubblico». Si tratta del MADRE – museo d’arte contemporanea Donnaregina – che da sempre propone attività per il pubblico che trasformano gli spazi museali in un luogo di interazione, fisica e virtuale, in cui confrontarsi, esprimersi e condividere. Il suo account Instagram segue lo stesso approccio permettendo ai visitatori di condividere le proprie foto e la propria esperienza museale tramite l’hashtag #museomadre. Ma non solo! Per la gioia di molti, è uno di quei musei che risponde sempre a tweet, domande e osservazioni, rendendolo un amico vicino.

Il classico intramontabile

È un classico: se visiti la Capitale per la prima volta o se la conosci già, non smetterai mai di stupirti davanti al Colosseo. Il suo Parco archeologico custodisce alcune tra le più importanti testimonianze archeologiche della storia della civiltà occidentale e della nascita di Roma, immerse in un paesaggio mozzafiato. Durante la pandemia ha potenziato la sua presenza digitale con l’obiettivo di ampliare l’esperienza museale: dalla selezione di capolavori della Roma antica sul sito web alle collezioni permanenti, dai percorsi tematici e attività didattiche a podcast con conferenze e presentazioni di libri. Sui profili social non mancano aggiornamenti su eventi e attività (digitali e non), contenuti informativi, ma non solo! Il suo profilo Instagram, tra foto suggestive, reel creativi e testimonial d’eccezione offre ai visitatori digitali l’incanto delle aree archeologiche immergendosi in un’atmosfera senza tempo.

Il Minimalista

Palazzo Grassi concentra l’attenzione sul contemporaneo e sul proprio profilo Instagram grande importanza ha l’aspetto grafico e visual molto minimal, curato ma limpido. Le cover delle storie pinnate ricalcano la grafica del logo, alcuni video, che sembrano degli ASMR (acronimo di Autonomous Sensory Meridian Response, risposta autonoma del meridiano sensoriale), concentrano l’attenzione solo su suoni e dettagli potenziandoli e rendendoli quasi astratti.

Il creatore di meme

L’archeologia riporta a tempi e usanze molto lontani e spesso stimola l’immaginazione. Tuttavia c’è chi la trova noiosa. Allora, in che modo può un museo comunicarla rendendola meno “noiosa”, senza perdere il suo valore? Il MAAM sembra aver trovato un buon compromesso e il suo profilo Instagram ne è la prova. In particolare, la sua strategia comunicativa non ha resistito al fascino dei meme che aggiungono un pizzico di leggerezza alla narrazione senza venire meno all’accuratezza delle informazioni, e dei giochi di parole come l’esilarante hashtag #BellidiMAAM. 

Il fotografico

Nel 2021 è stato selezionato dal New York Times tra i 5 musei al mondo da seguire su Instagram. Stiamo parlando del museo Stibbert. È considerato uno tra i musei d’armi più importanti d’Europa e vanta una ricca collezione di armi, armature, porcellane, ventagli e manufatti unici, all’interno di una splendida villa ottocentesca. La sua narrazione social non è da meno! Su Facebook vengono comunicati eventi, nuove mostre e aperture mentre sul suo profilo Instagram emergono scatti di armature scintillanti, armeria antica, costumi d’epoca, degli interni e gli esterni della villa. Le diverse inquadrature e angolazioni insieme a un’illuminazione uniformemente distribuita, donano profondità agli spazi e pongono al centro dell’attenzione il soggetto delle immagini, dandogli quasi vita e riportando il visitatore “digitale” in una storia senza tempo.

Il giocoso

C’era una volta, o meglio, c’è ancora un museo che non è un museo (non ha collezioni permanenti), dentro una chiesa che non è una chiesa (è sconsacrata), all’interno di una rotonda che non è rotonda (Rotonda della Besana). Eppure nessun luogo potrebbe essere così straordinario per lo sguardo fantasioso e creativo di un bambino che va oltre le apparenze. Stiamo parlando del MUBA di Milano, i cui protagonisti sono proprio loro: i bambini. La sua strategia per la comunicazione social ricade quindi sulla scelta di colori vivi e accesi, vivaci illustrazioni e fotografie dei piccoli visitatori.

Lo scientifico

Gli appassionati di scienza non possono non conoscere il Museo Galileo di Firenze – Istituto e Museo di Storia della Scienza – che conserva strumenti matematici, ottici, astronomici, chirurgici e di navigazione, prodotti fino al XX secolo. A partire dalle collezioni delle famiglie Medici e d’Asburgo Lorena, è oggi un luogo di intrattenimento per visitatori grandi e piccoli ma anche di informazione, documentazione e comunicazione al servizio della ricerca storico-scientifica. Segue lo stesso stile la sua narrazione social. Il profilo Instagram, ad esempio, è classico, ordinato ma per nulla banale: le cover delle storie in evidenza ricalcano il logo del museo mentre i post, che si tratti di foto o reel, sono perlopiù informativi e svelano in maniera accattivante curiosità scientifiche, ma senza ricadere in un linguaggio troppo specifico.

L’Illusionista

Di certo il protagonista di questa categoria non è l’affascinante Edward Norton ma il Museo delle Illusioni di Milano, o Moi, che dà spazio a ogni possibile inganno della mente mettendo alla prova i visitatori, grandi o piccoli che siano. Se è vero che l’immagine vale più di mille parole, per costruire l’identità social di un luogo dove gli effetti visivi la fanno da padrone, non c’è strategia più vincente che puntare su Instagram. In questa piattaforma il Moi condivide esperienze dei suoi visitatori, eventi, informazioni, ma soprattutto si diverte a intrattenere il suo pubblico digitale con enigmi e illusioni ottiche.

Ma vi avevamo promesso un bonus! Abbiamo selezionato una funny mention straniera che ha catturato la nostra attenzione. 

Lo scandaloso

Da qualche anno i musei sono in continuo scontro con le stringenti regole dei social: diffondono immagini dei propri capolavori, ma quando si tratta di nudi e soggetti “erotici” gli algoritmi automatici della piattaforma non riescono a distinguere un’opera d’arte da un’immagine di nudo non artistico. Ne consegue che la censura procede con la rimozione del post o il blocco dell’account. I musei di Vienna si sono ribellati a queste frustranti restrizioni aprendo un profilo su Onlyfans, una piattaforma che seppur conosciuta soprattutto per contenuti porno amatoriali, ora ospita centinaia di opere “vittime di questa nuova ondata di pudore”, come ha dichiarato l’ente del Turismo viennese. È il caso del Museo Albertina che, dopo essersi ritrovato il profilo TikTok sospeso e poi bloccato per aver diffuso una foto che mostrava un seno oscurato, è stato il primo a sbarcare su questa piattaforma con l’obiettivo di stimolare la riflessione sul potere della censura e sull’effetto (forse provocatorio?) che continua ad avere l’arte.

Si potrebbe dire che i musei stiano superando lo stereotipo del luogo chiuso, noioso e incapace di aprirsi alla modernità. Eppure non è sempre facile trovare la strategia comunicativa adatta e con personalità. Per questa ragione, noi di Cultura REPublic abbiamo ideato il progetto Museum Challenge, un percorso per raccogliere buone pratiche di comunicazione social museale e costruire una relazione digitale con il pubblico.

Scopri Il progetto

Museum Challenge. Social Coaching per operatori museali

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